Cosa c’entra l’energia idroelettrica con quella fovoltaica? Cosa c’entrano due tecnologie molto diverse tra loro, applicate anche in settori che non hanno quasi niente a che fare l’uno con l’altro? Beh, almeno una cosa in comune ce l’hanno e si chiama E++
E++ si occupa di progettazione sostenibile, energia idroelettrica e fotovoltaico. E’ certificata Leed, il protocollo internazionale per la sostenibilità in edilizia, e ha il suo mercato nelle attività rivolte alla montagna, al territorio del cuneese dove ha sede, con lo scopo di rendere energeticamente indipendenti e sostenibili le baite di montagna. Sia attraverso il fotovoltaico che attraverso l’energia idroelettrica.
Il video che vediamo qui sopra è legato a un progetto realizzato con il Consorzio Univer, ma è soltanto per inquadrare il personaggio, Andrea Averame, CEO di E++.
E++ nasce nel 2008 dall’esperienza della Famiglia Sasso, una storica famiglia di industriali cuneesi. L’idea è quella di avere un approccio tecnologico all’energia sostenibile e siamo piuttosto noti perchè siamo quelli che rendono energeticamente indipendenti le baite di montagna e i rifugi alpini. Forniamo soluzioni tecnologiche a chi ha bisogno di energia e lo facciamo nel rispetto dell’ambiente e dei principi della sostenibilità.
Energia e Tecnologia. Basta questo?
Sì il nostro è un approccio problem solving, che deriva direttamente dalla necessità di energia. E’ inutile fornire un luogo di tutta l’energia possibile, è giusto magari riqualificarlo prima, ottimizzare i consumi, capire le esigenze delle persone che ci vivono e solo dopo produrre l’energia che serve, quando serve. Noi non siamo i banchieri delle ESCO, ripeto. Forniamo soluzioni.
Quali sono i vostri canali di business principali?
Sono due, essenzialmente. Il primo è il micro idroelettrico. Studiamo soluzioni per fornire energia elettrica dal movimento dell’acqua. Realizziamo centrali idroelettriche di piccola taglia. Il secondo è il fronte dell’efficientamento energetico.
I vostri clienti?
Come il nostro business, ci sono due categorie principali. Da una parte le industrie, che fanno efficientamento energetico nei settori più energivori, ovvero quelli della trasformazione alimentare. Basti pensare che per fare un panetto di burro da 250 grammi il 60% dei costi è imputabile all’energia. L’altro pezzo è il meracto più difficile, quello della produzione. Però dà grandi soddisfazioni, tra autorizzazioni e tutto il resto ci vuole un anno e mezzo per farsi approvare un progetto, ma un piccolo impianto da 50kw, che costa mezzo milione di euro, è in grado di dare energia a 67 famiglie.
Ottimista per il futuro?
Sempre. Il nostro settore è il futuro.