[Ci incontriamo al Gran Bar nel primo dopopranzo: Torino luminosa ci accoglie nel finto freddo di questa strana stagione.]
Quando nasce la tua carriera nel cinema? Nasce dalle pagine gialle, dove ho trovato il mio primo corso di recitazione a Torino: da lì ho proseguito la ricerca della formazione e, sicuramente, un aspetto fondamentale per me è stato il teatro di bio-meccanica che ho fatto a Milano. Al tempo ero iscritta a sociologia, ma non riusciva a soddisfarmi completamente e ho iniziato un vero e proprio percorso di liberazione, che per me consiste nel volersi bene e nell’andare a prendere le cose che si vogliono. Per vivere bene bisogna liberarsi.
Come sei arrivata a scegliere le protagoniste del tuo film [Registe]? Ho scelto gli sguardi. È poi stato un bel lavoro di produzione riuscire a fissare le varie interviste,che ho voluto ambientare insieme alle singole registe nei luoghi per loro più rappresentativi. Le scenografie che si sono venute a creare sono state spontanee e ho cercato di rispettarle nella loro intimità, attraverso anche un utilizzo mimetico dei titoli.
Che effetto ti ha fatto il confronto con le personalità che hai conosciuto? È stato molto interessante vedere l’animo di queste professioniste. Posso dire che un filo conduttore è stato la forza liberatoria che mi hanno testimoniato: al di là della natura caratteriale di ognuna di loro (chi più emotiva o materna, chi più forte e decisa) sono tutte donne che hanno trovato il coraggio e scelto consapevolmente di esprimere se stesse e di appropriarsi della loro vita. Ad esempio, Cinzia Torrini è affabile e dolcissima, mentre Lina Wertmuller è una potenza che va oltre ogni aspettativa: forse un vero maschio alfa, come attitudine.
Quali sono i tuoi progetti di oggi? In questo preciso momento sto girando un film come attrice [The broken Key, di il nuovo film di Louis Nero]. Ne sono molto felice, chiaramente lavorando per questo ruolo sono in una sorta di sospensione progettuale per quanto riguarda la regia. Recitare mi piace moltissimo, in particolare la fase preparatoria sul personaggio e la realizzazione sul set. Sono un po’ distante invece a tutto quello che viene dopo, ovvero presentazione alla stampa e al pubblico, laddove reputo molto più sensato far parlare gli autori del progetto anziché noi interpreti tramite le interviste [ride]. Per me è importante ricordarmi e inseguire quei sogni che si fanno da bambini.
Cosa cambia, in termini di emozione e di progetto, stare al di qua della macchina da presa? La recitazione è un gioco in cui si è, secondo me, meno attivi, rispetto alla regia. Quando lavoro ai miei progetti, faccio tantissima ricerca, soprattutto di notte, e si aprono continuamente nuovi mondi e idee: mi piace moltissimo usare internet e trovare esattamente cosa sto cercando, facendo delle domande precise. Per la regia l’approccio è assolutamente attivo, ci sono molteplici aspetti cui pensare, oltre alla scrittura della sceneggiatura, ed è una ricerca a 360 gradi. È un po’ come il cucito: entri nel dettaglio, si considerano tutti i particolari e, nel frattempo, bisogna essere molto determinati e decidere. Le soluzioni possono essere infinite, ma le scelte fatte e danno vita al progetto.
Come ti immagini tra 10 anni? Da piccola dicevo “voglio essere felice”, per cui spero di avere il coraggio di continuare a fare cosa mi piace. Ho voluto aprirmi alla regia per prendere in mano la mia vita e soddisfare la voglia di creare qualcosa di mio.
La tua musica preferita? Domanda difficile, posso dirti comunque: Mozart, Bregovich e Die Antwoord.
Nella tua vita la politica ha un posto, un senso? [ride] No, a parte il fatto che mio padre insegna Storia dei partiti politici. Penso che il fatto di veicolare dei messaggi sia di fatto fare politica.
3 cose che odi e 3 che ami. Odio non è una parola che mi rappresenta, comunque non tollero l’idea di sentirsi superiori agli altri. Non amo l’egocentrismo e il non rispettare la sfera altrui. Amo l’esoterismo e la spiritualità che trovo nei testi Sufi dell’islam, Giordano Bruno e scoprire cose per me nuove e stupirmi del fatto che qualcuno ci abbia già pensato. Mi piace il senso di follia che intravedo nelle nuove scoperte.
Com’è il tuo rapporto con l’alimentazione? Mi piace mangiare bene e di tutto, se sono fuori a lungo per lavoro a un certo punto ho sempre bisogno della mia insalatina!
Com’è il tuo rapporto con la famiglia? Mi piace l’idea di curare le origini. Con i miei ho sempre avuto un legame più irrazionale, solo ultimamente lo sto rivestendo di razionalità e vedo che ne giovo. Soprattutto, da un po’ di anni ha visto che entrano nella mia percezione di famiglia delle persone speciali che non sono famigliari, ma fratelli e sorelle scelti per affinità elettive, che diventano “piezz’e core” in un continuo di libertà e sincerità, che è molto preziosa per me, visto che non tutti la accettano.
A cosa stai pensando ora? Alla cimatica, la scienza che studia l’influenza del suono sulla materia. Farine che, stimolate, romano dei mandala. Mi sta incuriosendo molto e, chissà, mi piacerebbe fosse l’argomento del mio prossimo film.
Intervista di Silvia Sardi
[crediti: REGISTE, regia di Diana Dell’Erba; Diana Dell’Erba ha intervistato: Lina Wertmuller, Roberta Torre, Donatella Maiorca, Cinzia Th Torrini, Susanna Nicchiarelli, Antonietta De Lillo, Giada Colagrande, Nina Di Majo, Stefania Bonatelli, Ilaria Borrelli, Maria Sole Tognazzi, Francesca Comencini, Francesca Archibugi, Donatella Baglivo, Cecilia Mangini, Elisa Mereghetti, Wilma Labate, Anne Ritta Ciccone, Paola Randi, Alina Marazzi, Anna Negri]