Nel mondo de Il Signore degli Anelli, il Palantír è una sfera magica che consente di vedere eventi lontani e di influenzare le vicende altrui, ma che spesso trascina l’utilizzatore verso una visione distorta e manipolata della realtà. Proprio da questo oggetto, simbolo di potere e pericolo, Peter Thiel ha tratto ispirazione per battezzare la sua azienda: Palantir. Una scelta che non sembra casuale, considerato lo stile quasi “oligarchico” di Thiel, uomo d’affari con ambizioni globali e un forte ascendente sulla scena politica americana. Basti pensare alla sua vicinanza a Donald Trump e all’orgoglio con cui dichiara di aver sostenuto la carriera di “un suo uomo” arrivato addirittura alla vicepresidenza degli Stati Uniti, J.D. Vance.

Il tutto si intreccia con la crescente influenza di Palantir, un colosso che, dietro la promessa di analizzare i dati per “garantire la sicurezza”, solleva profonde perplessità sulla deriva autoritaria della società digitale.

Palantir, la storia dell’azienda

Fondata nel 2003, Palantir prese forma quando Peter Thiel, insieme ad Alex Karp e Stephen Cohen, decise di investire in un software di analisi dati rivoluzionario. L’idea era di supportare governi, agenzie d’intelligence e grandi aziende nella raccolta e interpretazione di immense moli di informazioni, permettendo di prevedere potenziali crimini, frodi e minacce terroristiche. Palantir Gotham, la piattaforma di punta, si affermò rapidamente grazie a una serie di contratti con le agenzie di sicurezza e difesa statunitensi, tra cui CIA, FBI, NSA e Dipartimento della Difesa. Incrociando database finanziari, registri di transito, conversazioni digitali e altre fonti di informazione, Gotham prometteva di “unire i puntini” più velocemente e con maggiore profondità rispetto ad altre soluzioni sul mercato.

Il ruolo di Peter Thiel, cofondatore di PayPal e investitore visionario, tanto da essere definito il leader della Paypal Mafia, è stato cruciale nel definire lo spirito della compagnia. Thiel, noto per le sue idee libertarie in ambito economico e per il sostegno a personalità politiche repubblicane, ha infuso in Palantir la convinzione che l’innovazione tecnologica debba avere la precedenza sulle convenzioni tradizionali. In quest’ottica, le barriere etiche e legali appaiono come semplici ostacoli da superare per garantire la supremazia degli Stati Uniti e la prosperità delle imprese che forniscono strumenti avanzati di sorveglianza e intelligence. Eppure, tale “necessità” di sicurezza si scontra con il timore che Palantir svolga di fatto un ruolo di controllo sociale, sfumando i confini tra tutela collettiva e violazione della privacy.

La natura controversa dell’azienda è emersa in modo lampante nei contratti con l’U.S. Immigration and Customs Enforcement (ICE), agenzia federale statunitense nota per le politiche repressive verso gli immigrati irregolari. Alcuni dipendenti di Palantir hanno espresso disagio nell’apprendere che i sistemi da loro sviluppati venivano impiegati per identificare e deportare persone, spesso in condizioni di vulnerabilità. Le critiche sono arrivate anche da associazioni per i diritti civili, convinte che Palantir fornisca strumenti di sorveglianza di massa potenzialmente applicabili a qualsiasi gruppo sociale ritenuto “scomodo” dal governo o dai poteri economici. Da parte sua, l’azienda ha sempre ribadito che la responsabilità dell’uso finale del software spetti ai clienti, non ai creatori della tecnologia.

Nonostante queste polemiche, Palantir ha continuato a crescere ed espandersi. Se Gotham mantiene un forte legame con il mondo militare e governativo, la piattaforma Foundry è invece dedicata alle aziende private. L’obiettivo è consentire di processare e interpretare grandi volumi di dati per prendere decisioni più rapide ed efficienti in campi come la finanza, la sanità, le telecomunicazioni, la logistica. Tale espansione nel mercato commerciale ha portato l’azienda a quotarsi in Borsa (NYSE) nel 2020, attirando l’attenzione degli investitori e confermando l’interesse globale per le soluzioni di data analytics più avanzate.

Sebbene Palantir dichiari di essere all’avanguardia nello sviluppo di sistemi user-friendly, unendo in maniera intuitiva fonti disparate di informazioni, sorgono parecchi dubbi sulle conseguenze sociali di tale pervasività tecnologica. La facilità con cui agenzie e corporation possono tracciare spostamenti, transazioni e relazioni tra persone solleva interrogativi su quanto la privacy dei cittadini sia già stata erosa, spesso senza che vi sia un reale dibattito pubblico. Una realtà, quella di Palantir, che fa da modello per altri operatori desiderosi di operare nelle zone grigie tra la sicurezza e la sorveglianza.

Nel futuro di Palantir, la prospettiva di integrare ancor di più l’intelligenza artificiale e le tecniche di apprendimento automatico in questi strumenti di analisi appare come il prossimo passo evolutivo. Le implicazioni, però, sono tutt’altro che rassicuranti: in un contesto internazionale in cui i dati crescono esponenzialmente e le minacce di cyber-attacchi o instabilità geopolitica aumentano, la tentazione di concentrare ancor più potere in mano a poche piattaforme “onniveggenti” potrebbe diventare irrefrenabile. E con Peter Thiel sullo sfondo, forte di amicizie politiche influenti e di un approccio spregiudicato agli affari, resta difficile immaginare che Palantir vada incontro a regole e controlli più severi senza un intervento deciso delle autorità o dei cittadini.

Crescono dunque i timori per la libertà, sia individuale che collettiva. L’integrazione dell’IA con le tecnologie già offerte da Palantir potrebbe rafforzare l’idea di un potere decisionale automatizzato, sempre più svincolato dal controllo umano e in grado di profilare intere popolazioni con un semplice click. L’esito potrebbe essere una pericolosa compressione dei diritti fondamentali: dalla libertà di espressione a quella di circolazione, sino al diritto a non essere sottoposti a manipolazioni e discriminazioni algoritmiche difficili da smascherare. In un simile scenario, la trasparenza e il dibattito politico sulle modalità di impiego di tali sistemi divengono indispensabili per scongiurare derive autoritarie e meccanismi di sorveglianza totalizzanti.

Non bisogna dimenticare, infine, che Palantir e il suo fondatore Peter Thiel rappresentano solo un tassello di quello che molti definiscono “capitalismo della sorveglianza”. Un modello in cui la raccolta, la vendita e la monetizzazione dei dati privati costituiscono la spina dorsale di un’economia che macina miliardi a scapito del diritto dei cittadini a non essere profilati e manipolati. Il rischio è che la tecnologia, invece di emancipare, diventi sempre più un veicolo di controllo sociale. L’avanzata di Palantir, con il suo simbolismo tolkeniano e la sua stretta vicinanza ai poteri forti, è lì a ricordarci che il confine tra sicurezza e oppressione può sfumare molto velocemente se non è costantemente difeso dalle istituzioni democratiche e dalla consapevolezza collettiva.