Business Glass: il mondo degli affari nel palmo della tua mano – Nome, cognome, numero/i di telefono, indirizzo mail… Nel mondo del business il biglietto da visita personale è indispensabile perché rappresenta la persona stessa, permette di mantenere i contatti, semplifica le operazioni di presentazione in contesti lavorativi e, come ha sottolineato Joanna Stern, personal tech columnist di Wall Street Journal, “Il biglietto da visita non si può uccidere”. Collezionare business cards è diventato talmente “tassativo” e basilare che negli Stati Uniti gli inviti ad eventi sono accompagnati dalla raccomandazione: “Assicuratevi di portare (con voi) più biglietti da visita possibile” (“Make sure to bring lots of business cards”).
Vi è mai capitato di non avere con voi i vostri biglietti da visita, o di averli finiti? Purtroppo sono situazioni spiacevoli ed imbarazzanti perché mettono in cattiva luce il professionista di turno che appare come disorganizzato e poco professionale. Alcuni propongo di utilizzare i social per la condivisione dei propri dati, anche lavorativi, ma ciò continua a dimostrarsi ostile per una serie di ragioni.
Come si può, dunque, utilizzare al meglio la tecnologia associandola allo scambio del biglietto da visita? Ilaria Abbondanti Sitta, Cristina Bargna, Cesare Botti ed Enrico dalla Vecchia, studenti di Design presso il Politecnico di Milano, hanno trovato una risposta che soddisfi tutte le richieste legate alla business card: si chiama Business Glass ed è stato presentato in occasione della XIX edizione di Vitrum.
Ogni anno scuole, università, accademie propongono ai propri studenti nuove sfide che sappiano conciliare design, tecnologia ed innovazione. In occasione della XIX edizione di Vitrum 2015 il Politecnico di Milano, l’Università di Friburgo e GIMAV, l’Associazione italiana fornitori macchine, accessori e prodotti speciali per la lavorazione del vetro, hanno offerto agli studenti del Dipartimento di Design la possibilità di confrontarsi con un materiale dalle enormi potenzialità sia in termini di efficienza delle prestazioni, sia dal punto di vista progettuale: il vetro. I designer hanno così sviluppato tredici prototipi diversi, tutti aventi come filo conduttore il materiale di partenza.
L’obiettivo del workshop era ambizioso: individuare nuove forme di utilizzo di oggetti e strumenti in vetro, rese possibili dai considerevoli progressi che la tecnologia e la digitalizzazione hanno compiuto anche nel campo della sua lavorazione. Tutti i progetti presentati in Fiera sono descritti con ampiezza di particolari, dal concept iniziale fino allo sviluppo dell’idea di prodotto, con già alcune considerazioni di base per un’eventuale produzione. Un’esperienza unica, che ha fatto commentare il Professor Andreoni, responsabile didattico del workshop e Professore Associato presso la Scuola di Design del Politecnico di Milano: “Con il vetro abbiamo conosciuto un materiale che si presta ad unire perfettamente tradizione ed innovazione. Abbiamo potuto sperimentare nuove applicazioni tra vetro e tecnologie per l’illuminazione, la rilevazione del tempo, la vita domestica e molto altro ancora”.
Business Glass è una business card che sfrutta la tecnologia di connessione NFC (Near Field Communication, letteralmente “comunicazione in prossimità”) per permettere la trasmissione dati tra due dispositivi aventi questo genere di connettività: infatti la comunicazione può avvenire tra due Card o tra Card e smartphone. L’architettura di Business Glass è molto lineare e semplice, ma è proprio in ciò che risiede il suo ingegno, il tutto accompagnato da un design discreto ed elegante: delle dimensioni di una comune carta di credito, il dispositivo è costituito da un vetro trasparente e da una scocca metallica. Lo spazio limitato è occupato ed utilizzato al 100%: all’interno della scocca, infatti, si trovano la memoria, la batteria, l’illuminazione al led e la tecnologia di connessione NFC, il tutto nello spessore di 3mm!
Altro che poca fantasia e “carenza di idee”! Il mito che circola da anni nel nostro paese è assolutamente da sfatare: non è assolutamente vero che in Italia non si inventi più e che la creatività sia solo ad appannaggio di bambini e scrittori: il genio sopravvive.