Una domanda legittima. Preoccupante, perchè sottintende che ne esistano parecchie da smaltire, di scorie nucleari. In realtà sono poche, ma piuttosto pericolose, e non derivano dall’attività delle nostre centrali nucleari, al bando dopo il referendum dalla fine degli anni ’80, ma dalle più comuni attività ospedaliere (i raggi x) e da quei pezzi contaminati di centrali nucleari che la Sogin, società pubblica italiana, si sta occupando di smaltire. Il decommissioning, si chiama.
Ok. Stabilito che non ci sono guerre nucleari o rifiuti da centrali atomiche in grande quantità, resta la domanda. Chi ci salverà dalle scorie nucleari?
Beh, Sogin naturalmente, che però, pensando al futuro di un business in espansione (essendo stati tra i primi a mettere al bando le centrali nucleari siamo anche i più bravi a spegnerle e decommissionarle), ha creato il primo master in Decommissioning in Italia in collaborazione con l’Università degli Studi del Piemonte Orientale.
Il Master, primo in Italia del suo genere, è nato dalla collaborazione tra l’Università del Piemonte Orientale-UPO e il Gruppo Sogin che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi. La stessa Sogin ha, inoltre, il compito di localizzare e realizzare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico.
All’incontro del 20 aprile in cui è stato presentato il Master sono intervenuti l’Amministratore Delegato di Sogin, Riccardo Casale, il Rettore dell’Università del Piemonte Orientale, Cesare Emanuel, il Direttore Divisione Corporate e della Radwaste Management School di Sogin, Luca Cittadini, e i vice-direttori del Master Marco Brambilla, dirigente di fisica sanitaria presso l’Azienda Ospedaliera-Universitaria “Maggiore della Carità” di Novara, e Carlo Vicini, responsabile tecnico scientifico della Radwaste Management School.
L’obiettivo del Master, diretto da Michele Arneodo, docente di fisica presso il Dipartimento di Scienze della Salute dell’UPO, è trasferire le competenze per pianificare e gestire programmi e progetti finalizzati allo smantellamento degli impianti nucleari e alla gestione dei rifiuti radioattivi, creando una nuova figura di manager che coniughi conoscenze e abilità tecniche, mediche, ambientali e di comunicazione.
Grazie alla collaborazione con la Radwaste Management School, il Master offre un programma formativo qualitativamente unico nel panorama italiano sia per giovani laureati sia per imprese, istituzioni e professionisti, provenienti da ambiti diversi.
Le lezioni si svolgono, da settembre 2015 a luglio 2016 (venerdì e sabato), presso la Scuola di Medicina, ma possono essere anche seguite dagli studenti in streaming on demand.
Alle 31 giornate di corso in aula, si aggiungono 70 ore di formazione on the job all’interno di uno degli otto impianti Sogin in fase di smantellamento: le centrali nucleari di Trino-Vercelli, Caorso-Piacenza, Latina e Garigliano-Caserta, gli impianti FN di Bosco Marengo-Alessandria, IPU e OPEC di Casaccia-Roma, Itrec di Rotondella-Matera e l’impianto Eurex di Saluggia – Vercelli.
I docenti sono professori dell’Università del Piemonte Orientale, insegnanti della Radwaste Management School di Sogin e professionisti del settore.
Sogin offrirà la possibilità di effettuare stage ai due studenti più meritevoli. La domanda di ammissione deve essere redatta secondo il modello disponibile sul sito www.uniupo.it , nella sezione Alta Formazione > I Master > Modulistica.
Il programma del Master è articolato in moduli e, complessivamente, la quota di partecipazione è di 3.500 euro, comprensiva del materiale didattico e delle sessioni a distanza. Agli studenti più promettenti Sogin coprirà parzialmente con borse di studio i costi di iscrizione.