Orange Fiber è una start-up appena entrata nella fase operativa, che ha già ottenuto numerosi riconoscimenti per la sua innovatività. In Sicilia si trasformano gli scarti degli agrumi, in Spagna si esegue la filatura e a Como si realizza il tessuto.
Enrica Arena e Adriana Santanocito (rispettivamente, a sinistra ed a destra nell’immagine di apertura) sono le due giovani siciliane originarie di Catania dietro ad Orange Fiber. Candidate, tra l’altro, al Premio Luisa Minazzi Ambientalista dell’Anno, promosso da Legambiente, di cui si conosceranno i risultati il prossimo 2 dicembre, Enrica e Adriana ci raccontano, in un’intervista a due voci, come sono riuscite a trasformare la loro idea in business.
Come nasce Orange Fiber?
Nel 2011, nel corso dei miei studi in Fashion Design e materiali innovativi all’AFOL Moda di Milano – racconta Adriana – intercettai il trend dei tessuti sostenibili e decisi di approfondire l’argomento nella mia tesi. Al contempo, entrando in contatto con i produttori di agrumi, rimasi molto colpita dalla sofferenza del settore. Una foto in particolare, condivisa sui social network da un amico agronomo, che ritraeva un agrumeto abbandonato – ovvero in cui nessuno curava gli alberi né ne avrebbe raccolto i frutti – fece scattare in me la scintilla: perché non utilizzare gli agrumi per creare un tessuto innovativo e sostenibile capace di dare nuovo slancio al comparto manifatturiero italiano e generare valore per il territorio?
Dalla teoria esposta nella tesi, attraverso la collaborazione con il laboratorio di Chimica dei Materiali del Politecnico di Milano, riuscii finalmente a provare la fattibilità del processo – per il quale ho depositato il brevetto italiano, esteso poi in PCT internazionale nel 2014 – ed arrivare alla pratica: creare una fibra dagli agrumi è possibile.
Durante lo sviluppo del processo – aggiunge Adriana – ho scoperto l’altra grave questione che affligge il settore agrumicolo siciliano: lo smaltimento dei sottoprodotti della spremitura, ovvero di tutto quello che resta dopo la produzione industriale di succo – che vale circa 1 milione di tonnellate l’anno in Italia – e la cui gestione comporta ingenti costi economici per le industrie di trasformazione e impatta l’ambiente.
A quel tempo – continua Enrica – io e Adriana condividevamo la stessa casa a Milano, città in cui anch’io mi ero trasferita per studiare comunicazione e cooperazione internazionale, immaginando un futuro nell’imprenditoria sociale. Adriana mi parlò della sua idea e ne rimasi colpita: la sostenibilità e la tutela dell’ambiente ci hanno unite e da quel giorno lavoriamo fianco a fianco ad Orange Fiber, il primo tessuto sostenibile creato a partire dai sottoprodotti dell’industria agrumicola.
Come siete riuscite a trasporre la vostra idea iniziale in un progetto imprenditoriale concreto?
Passare dalla teoria alla pratica non è stato semplice.
Innanzitutto è stato necessario rivolgersi alla ricerca scientifica. Lo studio di fattibilità, condotto in collaborazione con il laboratorio di Chimica dei Materiali del Politecnico di Milano, è stato il primo grande scoglio da superare, un passaggio complesso che ha richiesto grande impegno e sacrificio, ma alla fine ha dato i suoi frutti, o meglio, le sue fibre!
Con l’ingresso in società di alcuni imprenditori siciliani e l’incubazione e il finanziamento ricevuto dal programma operativo FESR 2007-2013 della Provincia Autonoma di Trento con il contributo del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, siamo finalmente riuscite a produrre il primo prototipo, presentato in anteprima il 16 settembre 2014 all’Expo Gate di Milano nella giornata della Vogue Fashion Night Out: il primo tessuto Orange Fiber, ottenuto unendo l’esclusivo filato di acetato da agrumi alla seta, in due varianti: raso tinta unita e pizzo, insieme a due varianti di filato di colore giallo e arancio.
Grazie al contributo del bando di finanziamento Smart&Start di Invitalia del Ministero dello Sviluppo Economico, siamo riuscite a far nascere il nostro primo impianto pilota per l’estrazione della cellulosa da agrumi atta alla filatura.
In ultimo, con il premio in denaro e il percorso di accelerazione personalizzato che abbiamo ricevuto in quanto vincitori del Global Change Award 2015 della H&M Foundation, abbiamo avuto l’opportunità di testare, migliorare e scalare la nostra idea di business, sviluppando ulteriormente il nostro processo sul modello dell’economia circolare.
Ognuno di questi percorsi è stato fondamentale per trasformare la nostra idea in un progetto imprenditoriale concreto, dandoci la possibilità di affinare la nostra idea d’impresa, sviluppare passo dopo passo il nostro progetto e prepararci alla grande sfida dell’ingresso sul mercato.
Quando nel settembre 2014 avete presentato in anteprima il primo tessuto da agrumi al mondo, quali emozioni avete provato?
Gioia, tanta gioia!
Quei prototipi erano la prima prova tangibile della nostra idea, il risultato di tutti i nostri sforzi e l’inizio del nostro meraviglioso viaggio verso una moda più sostenibile.
Quando sarà sul mercato la prima collezione Orange Fiber?
Entro i primi mesi del 2017 contiamo di poter presentare al mercato i primi capi realizzati con il nostro esclusivo tessuto dagli agrumi da un brand di moda, che ne sposi i valori etici e dia forma al tessuto mostrandone le potenzialità.
In questo percorso, quanto contano le origini per voi?
Il legame con le nostre origini è alla base stessa della nascita del nostro progetto.
Orange Fiber nasce infatti dal sogno di creare un prodotto unico capace di valorizzare le eccellenze della nostra terra d’origine, la Sicilia.
Questa terra meravigliosa rappresenta l’anima del progetto, di certo un grande valore aggiunto.
Oggi in Sicilia, a Catania in particolare, abbiamo la nostra sede legale e proprio qui – nel dicembre 2015 – abbiamo inaugurato il nostro primo impianto pilota per l’estrazione della cellulosa da agrumi atta alla filatura.
La nostra terra ci ha dato e continua a darci tanto ed in futuro ci auguriamo col nostro lavoro di riuscire a restituirle la grande ricchezza che ci ha donato, contribuendo a generare delle ricadute positive non solo nell’industria di trasformazione agrumicola – con la risoluzione del problema dello smaltimento del sottoprodotto agrumicolo – ma più in generale in agricoltura – innescando un processo di valorizzazione e recupero delle eccellenze del nostro territorio.
I vostri prossimi progetti quali saranno?
Nel medio termine prevediamo di continuare a testare, migliorare e scalare la nostra idea di business, sviluppando ulteriormente il nostro processo sul modello dell’economia circolare e consolidando la nostra presenza nel mercato dei tessuti sostenibili e innovativi.
Spesso si dice che le donne non sanno fare squadra: che ne pensate partendo dalla vostra personale esperienza?
Crediamo di poter dire di essere la dimostrazione che le donne sanno fare squadra. Orange Fiber non sarebbe mai arrivata fin qui se non avessimo deciso di essere un team.
Formazione e competenze differenti ci hanno aiutate, rendendoci complementari; il rispetto, la collaborazione e la solidarietà hanno fatto di noi una squadra affiatata.
Siamo cresciute, insieme, giorno dopo giorno, e come succede sempre quando si fa quel che si ama, il tempo è volato senza che ce ne rendessimo conto.
In questi 2 anni abbiamo stretto importanti accordi e partnership con i principali attori della filiera, costruendo una rete di collaborazioni cruciali per lo sviluppo del progetto. Abbiamo spinto l’acceleratore sull’ottimizzazione del processo e predisposto quanto necessario per l’accesso al mercato dei nostri prodotti.
Unite dalla stessa voglia di guardare al futuro, nonostante le difficoltà, gli interrogativi, i dubbi e l e domande su cosa e come sarà, continueremo a camminare lungo la nostra via e dare il massimo per costruire pezzo dopo pezzo questo sogno comune che è Orange Fiber.
Come vi vedete tra dieci anni?
Con Orange Fiber sogniamo di diventare il first mover italiano nel segmento dei tessuti sostenibili attraverso una produzione green di tessili cellulosici da fonti rinnovabili e di creare un marchio tessile altamente riconoscibile e differenziato dagli altri per l’impegno nella tutela dell’ambiente e la trasparenza dell’intera catena di produzione. Tra dieci anni ci auguriamo di veder realizzato il nostro sogno.