Francesca Albanese è una figura di spicco nel panorama internazionale, tanto ammirata quanto contestata. La sua posizione come Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sui Diritti Umani nei Territori Palestinesi Occupati dal 1967, un incarico che ricopre dal maggio 2022, l’ha resa un bersaglio di polemiche feroci, soprattutto da parte di Israele e dei suoi alleati. Ma chi è questa giurista italiana che ha deciso di alzare la voce contro quella che descrive come un’occupazione sistematica e violenta?

Una carriera dedicata ai diritti umani

Laureata in giurisprudenza all’Università di Pisa e con un Master alla School of Oriental and African Studies (SOAS) di Londra, Francesca Albanese ha dedicato la sua vita alla difesa dei diritti umani, lavorando per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e per l’Agenzia di Soccorso dei Rifugiati Palestinesi (UNRWA). Coautrice del libro Palestinian Refugees in International Law, pubblicato dalla Oxford University Press, ha contribuito a far luce su questioni spesso trascurate dalla comunità internazionale.

Un intervento che scuote le coscienze

Durante un recente convegno internazionale, Albanese ha dichiarato senza mezzi termini che il trattamento riservato ai palestinesi da parte di Israele è compatibile con la definizione di genocidio, secondo il diritto internazionale. “Non è un conflitto tra due eserciti,” ha affermato con forza. “È la resistenza di un popolo oppresso che cerca di sopravvivere contro uno degli eserciti più potenti al mondo.”

Albanese ha presentato un rapporto dettagliato al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, dal titolo “Anatomia di un genocidio”, in cui sostiene che ci sono fondati motivi per considerare genocidio quanto sta avvenendo a Gaza. Come riportato da Kulturjam, il rapporto di Albanese accusa Israele di atti che violano i principi fondamentali del diritto internazionale, chiedendo sanzioni e un embargo sulle armi contro lo Stato israeliano.

Parole che pesano di più dopo l’intervento del Papa

Le recenti dichiarazioni di Albanese acquistano un peso ancora maggiore alla luce delle parole di Papa Francesco, che ha chiesto di indagare se quanto sta accadendo a Gaza possa essere considerato un genocidio. Il Papa, come riportato da Avvenire, ha invitato la comunità internazionale a non chiudere gli occhi di fronte alle sofferenze della popolazione civile. Questa convergenza tra le parole di un’alta funzionaria delle Nazioni Unite e quelle del Pontefice ha amplificato la pressione sulla comunità internazionale affinché intervenga.

Osteggiata e censurata: il divieto di ingresso in Israele

La nomina di Albanese ha scatenato forti reazioni da parte di Israele, che la accusa di parzialità e antisemitismo. Nel febbraio 2024, il governo israeliano le ha vietato l’ingresso nel Paese, citando le sue dichiarazioni “oltraggiose” sull’attacco del 7 ottobre, che Albanese aveva interpretato come una reazione a decenni di oppressione. Rai News ha riportato come questa decisione abbia ulteriormente polarizzato il dibattito internazionale.

Le pressioni non arrivano solo da Israele: 18 membri del Congresso degli Stati Uniti hanno recentemente chiesto la sua rimozione, accusandola di pregiudizi contro Israele. Tuttavia, in sua difesa si sono schierati oltre 65 esperti di antisemitismo e diritti umani, che hanno denunciato una campagna mirata a delegittimare il suo lavoro.

L’influenza sui social media e il sostegno al BDS

Albanese ha saputo sfruttare i social media per amplificare la sua voce, diventando una figura di riferimento per chi difende i diritti dei palestinesi. La sua partecipazione agli eventi ufficiali dell’ONU e il suo sostegno al movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) hanno alimentato ulteriori controversie. Per Albanese, il BDS rappresenta un mezzo legittimo di resistenza non violenta, sulla scia di quanto accadde in Sudafrica contro l’apartheid.

L’appello alla comunità internazionale

Durante i suoi interventi, Albanese ha invitato la comunità internazionale a sospendere i rapporti militari, diplomatici ed economici con Israele finché non verranno rispettati i diritti del popolo palestinese. Ha esortato i Paesi arabi a mostrare vera solidarietà, non solo accogliendo i rifugiati palestinesi ma offrendo loro una protezione reale e duratura.

“Non basta accogliere i palestinesi sfollati, bisogna anche proteggerli,” ha dichiarato Albanese. “Questa è una questione di giustizia e dignità umana.”

Francesca Albanese: una voce coraggiosa e divisiva

Francesca Albanese è diventata una voce potente e divisiva sulla scena internazionale. Mentre i suoi detrattori la accusano di parzialità, i suoi sostenitori vedono in lei una figura coraggiosa che non ha paura di denunciare le ingiustizie. In un mondo sempre più polarizzato, la sua determinazione a difendere i diritti dei palestinesi, anche a costo di pagare un prezzo personale, la rende una delle voci più influenti nel dibattito sui diritti umani.