Giovani universitari alla conquista dell’Asia: Water and Shadows – Per la maggior parte degli occidentali l’Asia simboleggia uno di quei luoghi immaginati a tratti, conosciuti solo parzialmente attraverso fotografie e qualche documentario e tracciato da stereotipi alimentati da luoghi comuni. Cina, Giappone, Corea vengono ricordati quasi esclusivamente per le cucine tradizionali esportate in Occidente o, tragicamente, per cause belliche o di natura catastrofica (vedi tsunami, monsoni o esplosioni nucleari). Forse non tutti sanno che, o forse lo sanno solo a grandi linee, diversi paesi asiatici (compresi quelli menzionati) stanno vivendo in un clima favorevole all’innovazione ed al progresso sia in ambito tecnologico sia edile, progettuale ed eco-sostenibile; il Giappone è particolarmente conosciuto per i suoi architetti di fama internazionale che, grazie alle larghe conoscenze in campo sismico, sono stati in grado di progettare soluzioni edilizie capaci di limitare i danni provocati dalle violente scosse di terremoto tipiche dell’Asia orientale.
Il “miracolo” orientale fa sì che le tradizioni millenarie e le tecnologie più all’avanguardia possano coesistere e cooperare tra di loro, alimentando quell’idea di stupore e meraviglia che prova un europeo o uno statunitense quando viene a contatto con la cultura asiatica.
Proprio seguendo il filo conduttore che collega tradizione ed innovazione prende il via il 19 agosto 2015 il Workshop TTT Water & Shadows presso la città di Taichung (Taiwan) ; il nome del progetto, conclusosi il 30 agosto, è tratto dalle tre università coinvolte nell’iniziativa: University of Tokyo, Politecnico di Torino e Feng Chia University Taichung.
Due settimane caratterizzate da visite nella vicina Taiwan City e nella città ospitante di Taichung, “lecture” tenute dai professori delle tre università coinvolte, lettura del celebre architetto giapponese Kengo Kuma, per concludersi nella progettazione di un padiglione fieristico a tema in scala 1:1 e realizzazione del progetto vincitore. Il grande protagonista dell’intero evento (oltre all’inventiva degli studenti)? Il bambù! Un materiale conosciuto marginalmente in Italia, ma che ben si “piega” alle esigenze costruttive in Asia. Si tratta infatti di una fibra vegetale resistente, leggera, flessibile ed adattabile, esteticamente variegata ed eco-sostenibile, economica e versatile, con possibilità d’impiego sia come materiale strutturale sia nelle finiture.
Uno degli obiettivi del progetto è stato quello di rappresentare la figura professionale dell’architetto collocandolo in un contesto internazionale: come si rapporta il progetto di un progettista in un paese straniero? Com’è percepita la figura dell’architetto all’estero? L’intento delle lectures tenute dai vari docenti universitari partecipanti all’evento è stato proprio di preparare i propri studenti al mondo del lavoro vero e proprio, cercando di trasmettere loro il valore delle idee personali e dello scambio di esperienze in senso costruttivo.
La figura dell’architetto rientra in quelle categorie di professionisti dove lo scambio ed il confronto costituiscono alcuni degli elementi fondamentali in un’ottica di innovazione, originalità e progresso: i trenta aspiranti-progettisti hanno sperimentato in prima persona concetti come il lavoro di gruppo, l’international brain storming, la condivisione di idee, il mettersi in discussione, il saper accogliere critiche volgendole a proprio vantaggio. I sette studenti del Politecnico di Torino, “migrati” nel Sud-Est asiatico, hanno vissuto due settimane di contesto internazionale, immergendosi nella cultura, nei ritmi e nelle tradizioni architettoniche di Taiwan.
Una volta suddivisi in gruppi composti da sette elementi, agli studenti sono state consegnate solo due indicazione per ideare il loro progetto: utilizzare il bambù come materiale predominante della struttura ed adattarla al concetto portante del workshop, ovvero Water & Shadows, Luci ed Ombre.
Nelle torride estati taiwanesi ciò che più si cerca è un luogo fresco che dia riparo per il sole: i padiglioni, infatti, dovevano essere sì funzionali allo scopo di proteggersi dal caldo e dalla pioggia, ma anche caratterizzati da un design esclusivo.
“Forse una delle difficoltà maggiori è stata proprio quella di progettare un programma, adattarlo ad un sistema, pensare a qualcosa che fosse veloce, concretamente realizzabile e gestire un cantiere”; Marco Orsello è uno degli studenti che ha composto il gruppo vincitore del workshop.
Il loro progetto si è distinto per l’utilizzo della tecnica dello stacking che consiste nella sovrapposizione, letteralmente di un “accatastamento”, di un modulo (gli edifici costruiti utilizzando questa tecnica sono subito riconoscibili e sono caratterizzati da uno sfruttamento maggiore dello spazio a disposizione)
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Per la scelta del progetti vincitore sono stati valutati quattro elementi: il sistema, l’utilità rappresentata dal padiglione, l’utilizzo del bambù e l’aderenza al tema del workshop, ovvero Luci ed Ombre.
“La soddisfazione più grande è stata sicuramente il vedere un proprio progetto, il proprio primo progetto, concretamente realizzato e saperlo esposto in centro Taichung per ben cinque mesi”. Un design innovativo e fuori dal comune, uno studio approfondito delle opere del famoso architetto Kengo Kuma, un buon lavoro di squadra: questi sono gli elementi che hanno permesso ai sette giovani progettisti di vincere la loro prima gara d’appalto e di ricevere i complimenti dalle tre università che hanno partecipato al workshop.