È il 20 gennaio 2025 quando Donald Trump, appena insediatosi alla Casa Bianca, organizza il suo esclusivo ballo inaugurale. Tra i nomi più prestigiosi presenti all’appuntamento, spicca quello di John Elkann, erede dell’impero Agnelli. Il giovane magnate italiano, secondo diverse indiscrezioni, avrebbe versato circa un milione di euro per prendere parte alla festa, un investimento che gli ha garantito un posto in prima fila accanto ad alcuni tra i più importanti finanzieri e leader politici del mondo.
Buona compagnia
In quell’occasione, Elkann si è trovato in mezzo a personalità che condividevano con Trump visioni economiche di stampo imprenditoriale e una certa impostazione conservatrice su temi cruciali. Il ballo inaugurale è stato più di una semplice festa: per i partecipanti, si è trattato di un’opportunità unica per avvicinarsi a un nuovo establishment politico e stringere alleanze influenti. E John Elkann, già abituato a muoversi tra i corridoi del potere, non si è lasciato sfuggire l’occasione.
L’ingresso nel consiglio di Meta
A rendere ancora più interessante la parabola di Elkann è la sua recente entrata nel CdA di Meta, la holding che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp. Questa mossa, non priva di sorprese, lo proietta al centro di una delle più grandi piattaforme digitali globali, dove si concentra un’enorme mole di dati personali e potere mediatico. Se da un lato Meta cerca sempre più figure di spicco per il proprio board, dall’altro Elkann aggiunge un ulteriore tassello alla sua già vasta rete di contatti e influenza.
La svolta Tech
Il passaggio dal mondo automotive e finanziario al cuore del tech non è così insolito nella strategia degli “oligarchi globali”. Spesso, chi detiene capitali considerevoli e una leadership consolidata cerca di entrare nel mercato delle piattaforme digitali per moltiplicare la propria sfera d’influenza. Elkann, con il cognome e la storia che si porta dietro, può rafforzare l’immagine di Meta come azienda aperta alla cooperazione globale, e allo stesso tempo sfruttare la potenza delle reti social per i propri interessi industriali e imprenditoriali.
La galassia Exor e Stellantis
John Elkann è Presidente di Exor, la holding di famiglia che controlla, tra gli altri, Ferrari, Juventus e un’importante quota di Stellantis (nata dalla fusione tra FCA e PSA). Con questa fusione, Elkann si è posto al vertice di un gruppo automobilistico tra i più grandi al mondo per volumi e fatturato. Stellantis opera in una quindicina di marchi (da Fiat a Jeep, passando per Citroën e Peugeot) e sviluppa nuove tecnologie di mobilità elettrica e connessa, rappresentando un nodo di potenziale valore strategico nel panorama industriale globale.
Un peso globale
Nel panorama economico internazionale, Elkann può contare su un intreccio di partecipazioni societarie che gli consente di sedere ai tavoli che contano: dalla finanza alla tecnologia, dall’automotive allo sport. Questa poliedricità ha effetti non soltanto sul piano imprenditoriale, ma si traduce anche in un significativo potere di condizionamento mediatico, che può emergere sotto forma di investimenti in campagne, lobbying e iniziative filantropiche dal sapore geopolitico.
Origini da “rich kid”
Figlio di Margherita Agnelli e Alain Elkann, John eredita il peso e l’aura della famiglia più influente d’Italia, gli Agnelli, che da oltre un secolo rappresentano un pilastro dell’economia e della politica del Paese. Cresciuto tra ambienti cosmopoliti, scuole elitarie e relazioni internazionali, Elkann è stato educato fin da giovanissimo a gestire capitali e responsabilità di grande rilievo. La narrazione che lo circonda oscilla tra il privilegio della nascita e la sua capacità di portare avanti, in chiave moderna, l’eredità della dinastia.
Una leadership in evoluzione
Elkann ha mostrato una certa abilità nel traghettare le aziende di famiglia verso nuove sfide globali. La fusione FCA-PSA in Stellantis, avvenuta durante un periodo di forti cambiamenti nei mercati automotive, evidenzia la volontà di competere alla pari con i giganti del settore come Volkswagen e Toyota, nonché di affrontare la transizione elettrica e le nuove mobilità intelligenti. Nel frattempo, la partecipazione nel CdA di Meta potrebbe preludere a sinergie tra il mondo automobilistico e quello digitale (ad esempio, nei settori dell’infotainment o della guida connessa).
Le relazioni con l’élite internazionale
La presenza all’inaugurazione di Trump non è un episodio isolato. Elkann ha intrecciato rapporti con leader politici, banchieri, imprenditori e uomini chiave del mondo dell’informazione e della comunicazione. Il suo cognome e il suo status gli hanno permesso di entrare nei circuiti più ristretti del potere. Sebbene l’orientamento politico della famiglia Agnelli sia tradizionalmente moderato, le ambizioni globali di Elkann lo portano a cercare contatti e convergenze con diverse correnti, inclusi movimenti conservatori e “populisti di destra” come quello di Trump.
Gli interessi mediatici
Oltre all’automotive, la famiglia Agnelli è stata a lungo legata all’editoria. Attraverso Exor, John Elkann è proprietario del gruppo GEDI, che controlla testate rilevanti come la Repubblica, La Stampa e Il Secolo XIX, oltre a varie testate locali e radio. L’acquisizione di queste realtà giornalistiche, insieme alla presenza in The Economist (seppur in quota minoritaria), fa di Elkann uno degli editori più influenti non solo in Italia, ma anche in Europa. La strategia di espandere i propri interessi mediatici si salda, inoltre, con la Presidenza della Juventus, storico club calcistico che rappresenta un brand di enorme impatto sociale e comunicativo. Un piede nel CdA di Meta, un ruolo di rilievo nel calcio e la leadership nel gruppo GEDI significano avere un canale privilegiato per incidere su come si creano, si diffondono e si commentano le notizie, garantendo a Elkann una visibilità e un’influenza che spaziano dallo sport all’editoria, fino ai social network.
Le critiche e le ombre
Come ogni figura di spicco, anche John Elkann è oggetto di critiche. Gli viene imputato di muoversi con poca trasparenza tra potere economico, sostegni politici e strategie industriali che talvolta comportano chiusure di stabilimenti o delocalizzazioni. Alcuni osservatori sottolineano come l’ascesa del “nuovo Agnelli” non sia stata accompagnata da una visione sociale altrettanto forte. E c’è chi teme che la sua presenza in Meta possa intensificare fenomeni di concentrazione di potere sui media, limitando il pluralismo.
Un futuro sempre più globale
John Elkann appare dunque il perfetto esempio di “oligarca globale” capace di muoversi con disinvoltura tra finanza, politica, industria e tech. L’episodio del ballo inaugurale di Trump, che testimonia la sua vicinanza a certi ambienti conservatori, e il recente ingresso nel CdA di Meta, segnano due passaggi simbolici della sua scalata all’influenza mondiale. Il cognome Agnelli, il controllo di Stellantis e la presenza in potenti piattaforme digitali e mediatiche raccontano di un uomo destinato a far parlare di sé sempre di più, in un’epoca in cui i confini fra politica e business si fanno sfumati e il potere si gioca su scenari internazionali interconnessi.