La tanto acclamata soluzione di Giorgia Meloni in Albania è interpretabile sia come un fallimento che come un successo. Anche se per ora la risposta italiana alla crisi migratoria europea ospita ora solo poliziotti italiani, che hanno iniziato a prendersi cura di cani randagi e a prendere il sole.

Quando il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni ha presentato il suo piano principale per intercettare, detenere e processare i richiedenti asilo in Albania, è stato descritto come una grande risposta alla crisi migratoria europea.

Ma un anno e 67,5 milioni di euro dopo, il progetto è bloccato in un limbo giudiziario senza possibilità di processare richiedenti asilo, edifici vuoti già in stato di degrado e personale italiano che torna a casa.

“Sembrava una città fantasma”, ha dichiarato Francesca Romana D’Antuono, co-presidente di Volt Europa, che ha visitato il centro di detenzione di Gjadër a fine novembre e ha partecipato a proteste contro il campo con attivisti locali. “Ma poi, entrando, c’era parecchia polizia. Il punto è che non fanno nulla tutto il giorno, perché non c’è davvero niente da fare.”

Secondo D’Antuono, l’ufficiale di polizia senior che li ha accompagnati durante la visita non ha gradito le loro domande. “Penso che sentano l’assurdità di tutto ciò,” ha detto.


Meloni e Albania, è un fallimento?

Ad ottobre, i primi 16 migranti — provenienti da Bangladesh ed Egitto — sono arrivati nei centri a bordo di una nave da guerra italiana. Tuttavia, entro sette giorni, tutti e 16 sono stati rimandati in Italia dopo che i giudici dell’immigrazione del tribunale di Roma hanno bloccato il progetto.

A fine novembre, parte del personale italiano assunto da Medihospes, l’azienda che gestisce le operazioni nei centri, ha iniziato a rientrare in Italia. Fonti presso l’ambasciata italiana hanno dichiarato a POLITICO che, nonostante la riduzione del personale, tutte le postazioni rimangono operative con turni di polizia attivi 24 ore su 24, in caso di un’improvvisa ondata di rifugiati.

Il progetto prevede un centro di accoglienza e smistamento a Shëngjin, dove i rifugiati catturati dalla Guardia Costiera italiana vengono portati per il trattamento dei dati personali e per ricevere assistenza sanitaria iniziale. La seconda parte dell’operazione, un campo di detenzione a Gjadër, si trova nell’entroterra, a circa 8 chilometri dalla città di Lezhë.

A Shëngjin, già hub temporaneo per rifugiati afghani dopo il ritorno al potere dei talebani nel 2021, non arrivano migranti da settimane. “Tutto il personale italiano è ancora al porto e al centro, e gestiscono tutto qui,” ha detto Sandër Marashi, capo del porto di Shëngjin.


Vita di lusso e noia

Gli abitanti di Shëngjin raccontano che la polizia italiana trascorre le giornate rilassandosi al Rafaelo Resort, un hotel a cinque stelle, godendosi il sole e mangiando frutti di mare, mentre le inconfondibili auto della polizia dei Carabinieri restano parcheggiate davanti.

I media albanesi riferiscono che il personale a Gjadër — isolato in un villaggio di montagna con pochi abitanti — è annoiato e sempre più risentito nei confronti dei colleghi di Shëngjin, accusati di godersi la vita.

Un articolo interno della polizia penitenziaria italiana racconta che, senza rifugiati in vista, gli agenti a Gjadër si sono dedicati a salvare e accudire i cani randagi del villaggio.


“Un’attesa molto costosa”

Ad aprile, il governo italiano ha stanziato 65 milioni di euro per la costruzione dei due centri e altri 2,5 milioni per le spese del personale italiano nel 2024. Complessivamente, si prevede di spendere circa 680 milioni di euro nei prossimi cinque anni per la manutenzione e gestione dei centri.

Nel frattempo, il governo italiano attende una decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, prevista per la primavera, per determinare se processare migranti in un paese terzo sia conforme alla legge UE.

“È solo una sala d’attesa molto costosa,” ha dichiarato Anna Strolenberg, membro del Parlamento Europeo di Volt, che ha visitato il centro di Gjadër. Ha aggiunto che le strutture stanno già iniziando a deteriorarsi: “Nell’ospedale, si poteva già vedere l’acqua che colava dai muri, e a terra non defluiva.”


Albania Meloni fallimento o vittoria politica?

Dal lancio dei due centri l’11 ottobre, il progetto ha ricevuto lodi da leader europei come Ursula von der Leyen e Keir Starmer, che hanno espresso interesse a replicare l’approccio altrove. Von der Leyen ha definito il progetto “una soluzione innovativa.”

Strolenberg e D’Antuono sostengono però che, anche in caso di fallimento, Meloni non subirà una sconfitta politica. “La narrativa in Italia è che se il progetto non funziona, è colpa di giudici comunisti che stanno rovinando tutto,” ha detto D’Antuono. “Apparirà comunque come se Meloni avesse fatto tutto il possibile.”

Con l’Europa che si sposta a destra, D’Antuono conclude: “Quanto potrà resistere il potere giudiziario? Non credo molto, perché anche le leggi evolvono con i poteri politici.”