Žižek e Israele, Žižek e l’Ucraina, Žižek e l’ipocrisia dell’Occidente. Il Filosofo sloveno ne ha per tutti.
Chi è Slavoj Žižek e perché è una voce influente?
Slavoj Žižek, filosofo e teorico culturale sloveno, è noto per le sue analisi profonde e provocatorie su politica, cultura e società. Spesso descritto come il “filosofo più pericoloso dell’Occidente”, Žižek combina marxismo, psicoanalisi e critica culturale per offrire interpretazioni inedite delle grandi questioni globali. Conosciuto per il suo stile ironico e l’abilità di unire riflessione accademica e analisi accessibili, è una figura molto ascoltata nei dibattiti internazionali. Le sue opinioni, spesso controverse, stimolano discussioni intense, rendendolo una voce imprescindibile in tempi di crisi e cambiamenti globali.
Domanda:
Professor Žižek, nel suo ultimo intervento, lei ha criticato apertamente sia Israele che Hamas nel conflitto in corso. Qual è la sua analisi di questa situazione così drammatica?
Žižek:
“Quando guardiamo al conflitto tra Israele e Hamas, è fondamentale ricordare che entrambi, in modo paradossale, condividono un approccio comune: vedono la guerra e la violenza brutale come l’unica soluzione possibile. Israele è pienamente consapevole che le sue azioni a Gaza, così come in Cisgiordania, alimenteranno nuovi antisemitismi. Ma accetta questa prospettiva, perché così potrà presentarsi ancora una volta come la vittima dell’odio globale, giustificando ulteriori azioni di forza.
Quello che è meno discusso, ma fondamentale, è il fatto che fino a pochi anni fa Israele ha persino sostenuto Hamas finanziariamente. Lo scopo era dividere i palestinesi, frammentare il loro movimento politico e indebolire il sostegno a leader più moderati come Marwan Barghouti, che oggi è in prigione ma potrebbe rappresentare una seria alternativa a Hamas con una soluzione a due stati.”
Domanda:
Questo non rischia di sembrare una giustificazione implicita alle azioni di Hamas?
Žižek:
“Assolutamente no. Io condanno senza riserve l’attacco terroristico di Hamas. È criminale e inaccettabile. Ma dobbiamo porci una domanda diversa: che cosa ha portato a questo? Israele, a mio avviso, aveva bisogno di questa nuova guerra per avanzare il suo progetto di un ‘Grande Israele’. È in corso un’opera di pulizia etnica a Gaza e in Cisgiordania, che non ha ricevuto abbastanza attenzione mediatica.
Ciò che mi deprime ancora di più è il degrado etico del dibattito pubblico in Israele. Ci sono stati casi documentati di torture brutali inflitte ai palestinesi. Il fatto che queste atrocità non siano solo accettate, ma apertamente difese, dimostra quanto sia profondo il decadimento morale. Preferisco l’ipocrisia alla brutalità pubblicamente dichiarata, perché almeno l’ipocrisia implica un barlume di vergogna.”
Domanda:
Parlando di ideologie e identità, lei ha spesso criticato la cultura “woke”. Quali sono le sue obiezioni principali?
Žižek:
“La cultura ‘woke’ parte da un’intenzione nobile: smascherare le distorsioni storiche, portare alla luce verità nascoste. Ma ciò che mi preoccupa è la semplificazione eccessiva che spesso accompagna questo approccio. Prendiamo il tema dell’identità di genere, ad esempio. Sono d’accordo sul fatto che il genere non sia rigidamente determinato dalla biologia, ma rifiuto l’idea che sia una scelta semplice e immediata basata su ciò che uno sente.
La costruzione dell’identità di genere è un processo complesso, traumatico e pieno di contraddizioni. Non possiamo dimenticare Freud e la psicoanalisi. Conosco molte persone trans e posso dirvi che la loro sofferenza deriva più spesso da conflitti interiori che da pressioni esterne. Non mi oppongo ai loro obiettivi: li condivido pienamente. Quello che contesto è la visione ingenua che suggerisce una libertà totale dalla biologia. Sì, non siamo totalmente determinati dalla biologia, ma non possiamo nemmeno ignorare il fatto che le nostre scelte sono influenzate da processi inconsci.”
Domanda:
Parliamo ora dell’immigrazione, un tema che sta polarizzando l’Europa e altre parti del mondo. Come vede la gestione attuale di questo fenomeno?
Žižek:
“Ciò che trovo sbagliato è il modo in cui entrambe le posizioni estreme affrontano il problema. Da un lato, c’è chi propone di aprire completamente le frontiere, senza considerare le conseguenze politiche. Questo non fa che alimentare l’estrema destra, che utilizza la paura dell’immigrazione per vincere consensi. Dall’altro lato, c’è chi promuove politiche di espulsione di massa, ignorando quanto l’economia capitalista dipenda dagli immigrati.
Prendiamo l’Europa occidentale: settori cruciali come l’edilizia, lo smaltimento dei rifiuti e l’assistenza agli anziani sono sostenuti principalmente da lavoratori immigrati. In Francia, in Italia, persino in Svezia, se togliessimo gli immigrati, i sistemi economici e sanitari crollerebbero immediatamente.”
Domanda:
Come possiamo bilanciare umanità e pragmatismo in queste politiche?
Žižek:
“Dobbiamo smettere di trattare l’immigrazione come un’emergenza temporanea e iniziare a vedere le sue cause profonde. Perché queste persone lasciano i loro paesi? La risposta è semplice: guerre e disuguaglianze economiche create, in molti casi, dall’Occidente stesso. Senza l’intervento americano in Iraq, senza l’intervento occidentale in Libia, probabilmente non ci sarebbe stata l’ascesa dell’ISIS e le ondate migratorie che ne sono derivate sarebbero state molto meno significative.
Allo stesso tempo, dobbiamo affrontare la realtà: la gestione delle frontiere deve essere organizzata meglio. Al momento, gran parte del traffico di migranti è controllata da reti criminali, e questo è inaccettabile. Ma attenzione: la vera tragedia è che i più poveri non riescono nemmeno a partire. Le persone che arrivano in Europa sono quelle che possono permettersi di pagare migliaia di euro ai trafficanti. I veri poveri restano intrappolati nei loro paesi d’origine, senza alcuna speranza.”
Domanda:
C’è un filo conduttore tra questi problemi globali che lei ha descritto?
Žižek:
“Sì, ed è la crescente indifferenza cinica della nostra società. Non si tratta più di negare la verità: siamo aperti alla verità, ma in un modo che non ci obbliga ad agire. Sappiamo che il cambiamento climatico è reale, che i conflitti sono devastanti, che l’immigrazione è un problema complesso. Ma la risposta prevalente è: ‘Sì, è grave, ma in qualche modo ce la caveremo.’ Questo atteggiamento è il vero nemico.
Oggi, il pericolo principale non è il fanatismo, ma questa apatia generalizzata che ci rende incapaci di affrontare le sfide reali. È qui che dobbiamo cominciare: riconoscere la nostra complicità e impegnarci a cambiare, non solo a parlare.”
Žižek Israele e le altre guerre
Le parole di Žižek offrono una visione radicale e profondamente critica del nostro mondo. Che si tratti di Israele e Hamas, della cultura woke o dell’immigrazione, il filosofo sloveno ci sfida a guardare oltre le apparenze e a confrontarci con le contraddizioni profonde delle nostre società. Il suo invito non è solo a pensare, ma a impegnarsi attivamente.