Nel corso di un intervento a Treviso il 26 settembre 2024, durante un convegno organizzato da Infoprogetto, l’architetto Andrea Marastoni, fondatore dello Studio Marastoni, ha offerto una riflessione profonda e appassionata sul ruolo dell’architettura, le sfide nel coniugare innovazione e normative, e il legame inscindibile tra la vita personale e la progettazione. La sua esperienza durante un concorso per la costruzione di un hotel a cinque stelle all’Alpe di Siusi, un magnifico alpeggio delle Dolomiti, ha rappresentato il punto di partenza per discutere delle difficoltà nel portare avanti idee audaci in un contesto rigido e normato.

La sfida del progetto: un hotel a cinque stelle all’Alpe di Siusi Il cuore del discorso di Marastoni è stato il racconto del concorso al quale lui e il suo team hanno partecipato, che richiedeva la progettazione di un lussuoso hotel a cinque stelle in un’area naturale incontaminata come l’Alpe di Siusi. Il contesto, un luogo di grande bellezza naturale ma di scarsa urbanizzazione, ha reso subito evidente la necessità di un progetto che rispettasse l’ambiente, senza deturpare il paesaggio. L’architetto ha sottolineato come la ricerca storica in quella regione abbia offerto pochi spunti, poiché la zona ha una tradizione prevalentemente contadina e agricola, con poche tracce architettoniche significative.

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Un’idea rivoluzionaria: un hotel sotterraneo Nonostante la difficoltà nel trovare riferimenti architettonici locali, Marastoni ha raccontato come il team sia stato ispirato dalle leggende dei Monti Pallidi, miti che evocano la bellezza naturale della regione e la sua storia più profonda. Da questa ispirazione è nata l’idea di un hotel sotterraneo, un progetto unico che si integrasse completamente nel paesaggio, evitando la costruzione di un edificio fuori terra. L’hotel sarebbe stato scavato all’interno della montagna, mantenendo le stanze e gli spazi comuni in contatto con la natura grazie a aperture strategiche verso l’esterno, senza però alterare la serenità e l’aspetto incontaminato dell’alpeggio.

Marastoni ha descritto con passione il processo creativo dietro questa soluzione innovativa, sottolineando come l’idea di costruire sottoterra fosse non solo una scelta estetica, ma anche una risposta etica e ambientale. Il progetto mirava a preservare la bellezza del luogo, evitando la costruzione di un tipico “cubo di cemento” che, pur rispettando le normative, avrebbe snaturato l’area. “Non volevo essere l’ennesimo progettista che costruisce un albergone fuori terra,” ha detto, evidenziando la sua volontà di proporre un’architettura che fosse in armonia con il contesto naturale e che rispondesse alle caratteristiche uniche del luogo.

La sconfitta e il sistema rigido Nonostante l’originalità e la coerenza del progetto, la proposta di Marastoni non ha vinto il concorso, che è stato assegnato allo studio Snøhetta, famoso a livello internazionale. Tuttavia, la giuria ha riconosciuto la validità e la forza dell’idea di Marastoni, tanto che il progetto è stato indicato come “la soluzione giusta” dal punto di vista concettuale. Questo riconoscimento, sebbene gratificante, ha portato l’architetto a riflettere sulla frustrazione di operare in un sistema in cui, pur avendo l’idea migliore, questa viene scartata a favore di soluzioni più convenzionali, solo perché le norme e le consuetudini impongono di non osare troppo.

“Abbiamo vinto senza vincere,” ha detto Marastoni, evidenziando come il progetto fosse talmente apprezzato che la giuria ha deciso di rifare il concorso basandosi sulla loro proposta. Tuttavia, il progetto sotterraneo non è stato realizzato, e questo, per Marastoni, ha rappresentato l’emblema di un sistema che definisce “perverso”, in cui la burocrazia e la mancanza di coraggio impediscono spesso la realizzazione delle idee più innovative.

La riflessione di Marastoni ha toccato il tema della difficoltà di proporre soluzioni architettoniche audaci in un contesto in cui le normative vincolanti spesso limitano la creatività. Invece di accogliere l’innovazione, il sistema tende a premiare soluzioni più sicure e meno rivoluzionarie, anche se meno adatte al contesto. Questo, secondo l’architetto, frena il progresso e soffoca la possibilità di realizzare opere davvero in armonia con l’ambiente e le esigenze della società.

La vita personale come fonte di ispirazione Uno dei temi centrali dell’intervento di Marastoni è stato il legame tra la vita personale e la progettazione architettonica. Per l’architetto, non è possibile separare la sfera privata da quella professionale, poiché ciò che viviamo e sentiamo ogni giorno influenza inevitabilmente il nostro lavoro. Ha raccontato come le sue interazioni quotidiane con i figli, ormai adulti, gli abbiano fatto comprendere quanto il linguaggio e i valori delle nuove generazioni siano diversi, e di quanto sia importante, nel processo progettuale, saper ascoltare profondamente.

L’architetto ha paragonato questo processo di ascolto alla relazione che si stabilisce con i clienti. “Ascoltare davvero” per lui significa andare oltre le parole e comprendere le esigenze più profonde, implicite, che emergono solo quando c’è una vera connessione tra il progettista e il cliente. Questo tipo di attenzione, ha spiegato, è essenziale per creare progetti che non siano semplicemente funzionali, ma che rispecchino i desideri e le aspettative di chi li vivrà.

Riferimenti artistici: Caravaggio e Artemisia Gentileschi Marastoni ha poi ampliato il suo discorso con riferimenti all’arte, sottolineando come figure storiche come Caravaggio e Artemisia Gentileschi abbiano influenzato il suo approccio alla progettazione. Di Caravaggio, ha apprezzato l’uso rivoluzionario della luce, capace di dare vita ai soggetti partendo dal buio. Questo modo di dipingere, che Marastoni ha paragonato al suo tentativo di portare innovazione nell’architettura, è stato per lui una fonte di ispirazione.

Inoltre, ha espresso una forte ammirazione per Artemisia Gentileschi, descrivendola come una figura coraggiosa e rivoluzionaria per il suo tempo. Il suo modo di rappresentare la forza femminile e la determinazione nell’affrontare le ingiustizie si riflette, secondo Marastoni, nell’atteggiamento che un architetto dovrebbe avere nel portare avanti le proprie idee nonostante le difficoltà.

Il futuro dell’architettura: un invito al coraggio e alla sperimentazione Marastoni ha concluso il suo intervento con una riflessione sul futuro dell’architettura e sull’importanza di continuare a sognare e a sperimentare. Nonostante le sconfitte e le difficoltà incontrate nel tentativo di portare avanti idee innovative, ha sottolineato l’importanza di non arrendersi e di continuare a proporre soluzioni che rispettino l’ambiente e le persone.

Per lui, l’architettura non può essere solo un esercizio tecnico o normativo, ma deve basarsi su un’autentica connessione con la storia, il luogo e le persone che lo abitano. Solo così, secondo Marastoni, è possibile creare opere che abbiano un valore duraturo e che siano in grado di migliorare la qualità della vita delle persone.

Il suo racconto personale e professionale ha offerto uno spaccato interessante del mondo dell’architettura contemporanea, mettendo in luce le sfide e le opportunità di chi, come lui, cerca di andare oltre i limiti imposti dalle norme e dalle convenzioni per creare qualcosa di veramente unico.

L’evento è stato prodotto da Tekla, società specializzata in produzioni video di Torino.