“Non dobbiamo dimenticare che i cambiamenti climatici sono lenti, ma inesorabili: temperature aumentate di 1,7 gradi, cambiamento delle precipitazioni, il ritiro dei ghiacciai e lo spostamento degli ecosistemi che interagiscono e modificano l’agricoltura agendo quindi sull’economia globale. Se le nostre economie continuano a produrre ricchezza seguendo gli schemi del passato, le emissioni annuali di gas serra sono destinate a raddoppiare”. Queste le parole della ricercatrice del Centro Euro-Mediterraneo per i cambiamenti climatici Valentina Bosetti, dell’Università Bocconi.
L’indagine Axa-Ipsos, inoltre, non lascia spazio a dubbi: dal 1944 ad oggi il Paese ha speso 3,5 miliardi l’anno, per riparare i danni da catastrofi naturali. Negli ultimi sessant’anni sono stati pari a 250 miliardi di euro i danni subiti dall’Italia a causa delle calamità naturali. Che non ci siano più le mezze stagioni è cosa certa, come dimostra quest’estate ritardata e piombata improvvisamente e gli italiani se ne sono accorti e hanno iniziato a preoccuparsi.
Dall’indagine sopra citata emerge che gli italiani sono i più preoccupati del Vecchio Continente su questo tema, in particolare sono spaventati dalla gestione sostenibile dei cd. “beni pubblici globali” e per la relativa parte di governance e di costi che competerà al settore privato.
Dall’articolo di Francesca Fradelloni pubblicato recentemente su GreenNews.info si legge: “Si diffonde poi tra gli italiani la percezione che il cambiamento climatico stia già incidendo sulle proprie vite. I fattori che generano più ansia sono l’aumento delle temperature medie (88%), la siccità (87%) e il livello delle precipitazioni responsabili di inondazioni (86%). Quasi nove italiani su 10 sono convinti che il clima sia cambiato negli ultimi 20 anni e il 92% è preoccupato per le conseguenze del cambiamento climatico, il livello più alto d’Europa. La consapevolezza è maggiore tra le donne (92%) che tra gli uomini (87%). Più di 8 italiani su 10 sono inoltre convinti che il cambiamento climatico sia principalmente il risultato di attività umane, una percentuali superiore a quelle degli altri Paesi economicamente maturi (Usa, Giappone e Europa sono in media al 78%) e più vicina ai Paesi emergenti (Indonesia, Turchia e Messico al 91%). I più scettici sono gli statunitensi: il 42% ritiene che i cambiamenti climatici siano da imputare a fattori naturali.
Gli attori più coinvolti ed interessati dal tema, non a caso sono le assicurazioni. Andrea Rossi, amministratore di Axa Assicurazioni ha dichiarato: “Il crescente livello di preoccupazione sul cambiamento climatico è un segnale per gli assicuratori, ma le risposte devono essere comuni, in una logica di partnership virtuosa tra pubblico-privato e società.”