E’ proprio oggi l’ultimo giorno utile per pagare la prima rata della famigerata IMU relativa al 2013. L’onere riguarda tutti quei beni per cui non è scattato il blocco (ovvero prima casa, i terreni e i fabbricati agricoli). E la Cgia di Mestre ha già calcolato le entrate per le casse dello Stato per questa prima tranche; il gettito sarà di 9,7 miliardi di euro.
Il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, ha dichiarato la sua preoccupazione: “Quasi la metà del gettito complessivo previsto dovrebbe venire dall’applicazione dell’IMU sugli immobili a destinazione produttiva. Temo, vista la difficoltà in cui si trovano le attività economiche, che molti imprenditori non riusciranno a rispettare questa scadenza”.
Case di pregio, abitazioni locate, seconde case e le attività produttive. Queste le tre macro-categorie di immobili chiamate al pagamento della prima rata e successivamente ne ha calcolato il gettito tenendo conto che la legge stabilisce che l’ammontare della prima rata dell’IMU 2013 debba corrispondere al 50% del totale pagato nel 2012, sempre che l’immobile sottoposto al pagamento non abbia subito un passaggio di proprietà o un cambio di destinazione.
Secondo la Cgia di Mestre ben 4,9 miliardi di euro, pari al 51,4% del totale, arriveranno dall’applicazione dell’imposta sulle abitazioni affittate e le cosiddette seconde o terze case che sono pari a poco più di 13.785.000 immobili. A questo primo blocco vanno aggiunte le relative pertinenze che sono 9.595.000.
Sempre dagli studi della CGIA emerge che altri 4,7 miliardi di euro corrispondenti al 48,6% del totale, arriveranno dagli immobili ad uso produttivo che corrispondono a poco più di 4.225.000 immobili, mentre 66 milioni di euro (lo 0,7% del totale) sono da addebitare a 73.680 prime case di pregio o di lusso che non sono state esonerate dal pagamento della prima rata.
Non si può non pensare anche alla questione legata all’aumento dell’Iva dal 21% al 22%. “Un nuovo inasprimento dell’Iva tassa sui consumi potrebbe essere il colpo di grazia letale per l’economia italiana e per le flebili speranze di ripresa che ancora esistono e alle quali le imprese, oltre che le famiglie, si appigliano. Riteniamo quindi indispensabile che il Governo non solo si impegni a bloccare l’innalzamento dell’aliquota della tassa sui consumi dal 21 al 22%, ma annunci subito l’intenzione di andare in questa direzione senza tentennamenti di sorta”. Queste le parole del presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, in risposta al ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomani, a meno di un mese dal previsto innalzamento dell’imposta sul valore aggiunto.
A questa situazione si aggiungono anche gli ultimi dati diffusi dall’Istat su produzione industriale e Pil che confermano che quest’anno la tanta attesa ripresa non ci sarà. Produzione industriale in perdita, rispetto al 2010, di quasi il 10% e revisione al ribasso del Pil del primo trimestre dell’anno in corso confermano come l’Italia sia ancora in piena crisi allontanando qualsiasi ipotesi di ripresa a breve.
Infatti, anche in considerazione della profonda flessione delle componenti della domanda interna (consumi -3,5% e investimenti -7,5% in termini tendenziali), è praticamente impossibile immaginare una crescita prima della metà del 2014: questo il commento dell’Ufficio Studi Confcommercio ai .Pil ancora in calo e dopo 14 trimestri di sviluppo le esportazioni italiane hanno registrato una pesante battuta d’arresto, con una contrazione dell’1,9% in termini congiunturali.