Ormai sono passati 16 anni dalla nascita della Biennale di architettura di Venezia che quest’anno va in scena fino 25 novembre ponendo al centro dell’attenzione il concetto di “freespace”, inteso sia come libertà sia come gratuità. L’obiettivo è quella di focalizzarsi sulla capacità dell’architettura di offrire in dono spazi liberi e supplementari a coloro che ne fanno uso. Come si legge sul portale della Biennale, il “freespace” può essere anche inteso come “spazio di opportunità, uno spazio democratico, non programmato e libero per utilizzi non ancora definiti”. L’idea di fondo con cui è stata pensata e realizzata la Biennale, hanno spiegato le curatrici, era fare una mostra che parlasse a tutti, anche ai non architetti, perché l’architettura è veramente una cosa che tocca la vita di tutti.
FREESPACE rappresenta la generosità di spirito e il senso di umanità che l’architettura colloca al centro della propria agenda, concentrando l’attenzione sulla qualità stessa dello spazio. FREESPACE si focalizza sulla capacità dell’architettura di offrire in dono spazi liberi e supplementari a coloro che ne fanno uso, nonché sulla sua capacità di rivolgersi ai desideri inespressi dell’estraneo. FREESPACE celebra l’abilità dell’architettura di trovare una nuova e inattesa generosità in ogni progetto, anche nelle condizioni più private, difensive, esclusive o commercialmente limitate. FREESPACE dà l’opportunità di enfatizzare i doni gratuiti della natura come quello della luce – la luce del sole, quella lunare, l’aria, la forza di gravità, i materiali – le risorse naturali e artificiali. FREESPACE invita a riesaminare il nostro modo di pensare, stimolando nuovi modi di vedere il mondo e di inventare soluzioni in cui l’architettura provvede al benessere e alla dignità di ogni abitante di questo fragile pianeta. FREESPACE può essere uno spazio di opportunità, uno spazio democratico, non programmato e libero per utilizzi non ancora definiti. FREESPACE abbraccia la libertà di immaginare lo spazio libero di tempo e memoria, collegando passato, presente e futuro, costruendo sulle stratificazioni della nostra eredità culturale, legando l’arcaico e il contemporaneo. Yvonne Farrell + Shelley McNamara Curatore della Biennale Architettura 2018
Nel programma di quest’anno spicca la presenza per la prima volta dei seguenti paesi: Antigua e Barbuda, Arabia Saudita, Guatemala, Libano e Pakistan. Ad esordire quest’anno ci sono anche la Santa Sede e la città di Amatrice. Il borgo reatino distrutto dal terremoto del 2016 è presente nel Padiglione del Concilio Europeo dell’Arte, all’interno del progetto “Borghi of Italy No(f)earthquake” (No fear – no earthquake: nessuna paura, no al terremoto) .dove l’artista Marco Guglielmi Reimmortal presenterà la sua installazione dedicata al Borgo dell’Alto Lazio colpito dal sisma.
Insieme all’opera “Dimmi” sarà presentato il plastico in scala 1:100 della Torre Civica di Amatrice, simbolo della Città, che ha resistito a tutti i terremoti che hanno colpito il territorio dal 24 agosto 2016 in poi. La Torre sarà sormontata da un “Dimmi” di grandi dimensioni, simbolo dell’eterna domanda che l’uomo fa alla natura.