Il 22 agosto 2013 il consumo di risorse naturali per l’anno in corso supererà la biocapacità globale relativa allo stesso periodo. Ogni anno l’umanità esaurisce sempre prima del precedente le risorse disponibili.
L’E.O.D. è una stima elaborata dal New economics foundation di Londra, per rendere l’idea dello stato del rapporto “uomo/ambiente” anche a chi non è un esperto. Si basa su due indicatori messi in relazione: l’impronta ecologica e la biocapacità. “L’impronta ecologica opera una valutazione dei consumi umani utilizzando come unità di misura una dimensione di superficie pesata perla capacità media produttiva delle terre e dei mari del pianeta. La biocapacità rappresenta una stima della capacità produttiva degli ecosistemi, sia naturali che agricoli, calcolata utilizzando la medesima unità di misura dell’impronta ecologica, che è l’ettaro globale. Il livello diconsumo di una data popolazione può essere definito sostenibile solose l’impronta ecologica corrispondente è minore o uguale alla biocapa-cità dell’area in cui essa vive. Per esempio, il confronto tra improntaecologica e biocapacità mostra come i consumi di quasi tutti i paesi piùsviluppati non possano essere considerati sostenibili se paragonati allacapacità ecologica dei loro territori.”
Una triste ricorrenza, ufficializzata per la prima volta il 19 dicembre del 1987 e mai più arrestata. In realtà i calcoli in merito al “debito ecologico” sono iniziati già negli anni ’70 dello scorso secolo. “Da allora l’impronta ecologica è cresciuta in modo approssimativamente lineare mentre la biocapacità è rimasta sostanzialmente costante, poiché tutti gli incrementi ottenuti nelle produzioni agricole sono stati compensati dalla distruzione di ecosistemi naturali, soprattutto foreste tropicali. Il risultato complessivo è che, a partire dalla metàdegli anni ’80, l’impronta ecologica globale ha superato la biocapacità terrestre”.
“È come spendere il proprio salario annuale in otto mesi, consumando i risparmi anno dopo anno”, sottolinea Mathis Wackernagel, presidente del Gfn, Global Footprint Network : “Abbastanza in fretta finireste il vostro capitale. Varie nazioni del mondo hanno iniziato a sperimentare dolorosamente cosa significa spendere più di ciò che si guadagna”, aggiunge Wackernagel: “La pressione sulle risorse è simile a quell’eccesso di spesa finanziaria e può diventare devastante. Con il deficit di risorse che diventa grande e il loro prezzo che rimane alto, il costo per le nazioni diventa insopportabile.”
Ci salviamo grazie all’Africa, all’America Latina e all’Australia.
“Quando l’ultimo pesce sarà stato pescato, l’ultimo albero tagliato, l’ultimo fiume avvelenato […] allora l’uomo si accorgerà di non potersi mangiare il conto in banca.” Un vecchio adagio è sempre più attuale